Mario Draghi, presidente del consiglio
Nuove tensioni per la categoria degli acconciatori. L’ipotesi che si ventila dalle indiscrezioni della bozza del nuovo e primo DPCM di Draghi vede la chiusura dei parrucchieri in zona rossa. Cosmetica Italia, Associazione nazionale imprese cosmetiche, esprime forte preoccupazione per l’ipotesi di una nuova chiusura dei saloni di acconciatura. Infatti secondo la bozza del nuovo DPCM che sta circolando in queste ore la misura è inclusa tra i nuovi provvedimenti in fase di valutazione da parte del Governo per limitare il diffondersi del contagio.
Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia
«Con sorpresa – commenta Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia – apprendiamo l’intenzione di compiere un passo indietro rispetto alla decisione che ha portato, il 18 maggio del 2020, a riaprire i saloni di acconciatura e i centri estetici. Questi esercizi, infatti, sono stati considerati sicuri in quanto non presentano rischi di assembramento grazie al contingentamento degli ingressi, fissati su appuntamento, e all’implementazione dei severi protocolli e delle misure igienico-sanitarie anti-contagio, a completamento di altrettanto rigorose norme già abitualmente applicate a tutela della salute e della sicurezza di operatori e di clienti. Auspichiamo quindi un ripensamento del Governo in vista della stesura del testo definitivo del DPCM che entrerà in vigore il prossimo 6 marzo.
Come Associazione riteniamo che questa ipotesi vada riconsiderata: alla già nota penalizzazione dei centri estetici, si aggiungerebbe quella degli acconciatori, con la conseguente riduzione dei presidi di igiene personale per la popolazione. Se non si intendono riaprire i saloni di estetica anche in zona rossa, come invece sarebbe giusto, almeno non si colpisca senza motivo chi ha garantito per mesi un servizio essenziale nel rispetto massimo delle norme di sicurezza contro la diffusione del virus». La ventilata misura, che sbarrerebbe le porte dei saloni di acconciatura nelle zone rosse, sarebbe un ulteriore colpo per la seconda categoria artigianale del nostro Paese (dati Unioncamere). Queste attività, che faticosamente sono ripartite dopo i tre mesi di lockdown della scorsa primavera, rappresentano un tessuto di 95.000 piccole imprese, per lo più a conduzione familiare, che rischiano di andare incontro a una chiusura definitiva. Tra le conseguenze, oltre a una significativa ricaduta economica e occupazionale sui canali professionali, che hanno perso in media il 29% rispetto al 2019, anche il rischio di favorire la nascita e la diffusione di lavoro nero a domicilio senza controlli né misure di sicurezza, incrementando in modo esponenziale il pericolo di contagio che le misure vorrebbero evitare. Più in generale, l’attività di acconciatori e centri estetici genera un volume di affari che supera i 6 miliardi di euro e impiega oltre 263.000 addetti in un totale di 130.000 saloni. «La responsabilità dimostrata dagli attori del comparto dalla riapertura ad oggi ha saputo coniugare la necessità di ripartire con la tutela della salute e la richiesta di benessere dei cittadini, espressa tramite un diffuso bisogno di questi servizi, oltre alla riduzione degli impatti sociali. Gli operatori del settore hanno saputo rispettare con etica e attenzione i rigidi protocolli di sicurezza a favore della comunità, tanto che i clienti stessi hanno premiato l’impegno del settore tornando a usufruire di questi servizi alla persona» conclude Renato Ancorotti, Presidente di Cosmetica Italia. Alla luce dei dati e delle considerazioni esposte e della natura ancora non dispositiva della bozza, chiediamo con forza che saloni di acconciatura e centri estetici possano rimanere aperti nelle zone rosse.
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